Milano è una città a prova di studente?

Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano, ci illustra i progetti immobiliari che il capoluogo lombardo si appresta a realizzare per offrire ai più giovani soluzioni abitative inclusive e integrate con il tessuto urbano.

15/09/2023

Una città accogliente e inclusiva deve essere in grado di soddisfare le esigenze sia di chi vi abita e la vive quotidianamente sia di chi la sceglie come tappa del proprio percorso di crescita personale e lavorativo.

A Milano, ormai considerata una delle città europee più all’avanguardia e meta sempre più ambita dai giovani, che la scelgono per le sue università e per le opportunità lavorative che offre, studenti, dottorandi e startupper hanno sicuramente un peso nella riprogettazione urbana degli spazi.  

Ma se l’offerta educativa delle università milanesi è certamente variegata e d’eccellenza, oggi è necessario riflettere sulla capacità del capoluogo lombardo di accogliere e integrare gli studenti, che spesso provengono da altri comuni italiani, non facendoli sentire “ospiti”, ma cittadini che hanno scelto il capoluogo lombardo per formarsi e intraprendere la loro carriera.

Urban Stories ha approfondito questo tema con la Rettrice del Politecnico di Milano, la Prof.ssa Donatella Sciuto.

Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano

Donatella Sciuto, Rettrice del Politecnico di Milano

“In Italia il numero delle residenze universitarie pubbliche e private è veramente ridotto: basti pensare che queste strutture ospitano solo il 5% degli studenti, mentre in Olanda questa percentuale sale al 30%. Questo vale anche per la città di Milano, che annovera più di duecentomila studenti”, afferma Donatella Sciuto. “Di questi studenti, 48.000 frequentano l’ateneo che rappresento e che oggi mette a disposizione circa 1.700 posti letto. Con l’apertura a settembre 2023 della nuova residenza in Piazzale Ferrara supereremo i duemila posti e abbiamo in progetto di crearne altri mille nel breve termine, ma sicuramente siamo ancora molto al di sotto della necessità effettiva”.

Cantiere del futuro studentato di Scalo Porta Romana

Cantiere del futuro studentato di Scalo Porta Romana

Una necessità a cui si sta tentando di andare incontro con nuovi sviluppi immobiliari anche privati ma convenzionati con il comune e le università, come il più grande studentato d’Italia sviluppato dal Fondo Porta Romana all’omonimo scalo, che ospiterà 1.700 posti letto. Ma coloro che non riescono a trovare sistemazione in una delle strutture convenzionate devono affrontare un problema non indifferente. Le residenze private, infatti, hanno dei costi insostenibili dalla maggior parte dei ragazzi e delle loro famiglie, e d’altra parte quelle universitarie co-finanziate dal Ministero hanno l’obbligo di riservare il 60% dei posti a studenti meritevoli tramite l’assegnazione di borse di studio. E tutti gli altri? Sono costretti ad affrontare una spesa di circa 1.000€ al mese per vivere in un piccolo alloggio a Milano.  

“Questo significa che bisognerebbe avere uno stipendio mensile netto di oltre 3.000€, considerando che si ritiene affordable, cioè ‘accessibile, un affitto che non supera il 30% della retribuzione mensile netta. Da noi i dottorandi prendono 1.200€ e i ricercatori circa 1.500-2.000€; persino un professore associato non percepisce 3.000€ al mese netti e dunque nessuna di queste categorie si può permettere di pagare un affitto per un appartamento di appena 50 mq”, aggiunge la Prof.ssa Sciuto.

Se da un lato vi è dunque un problema di natura economica, dall’altro occorre certamente ripensare agli spazi che la città offre agli studenti e ai più giovani: le residenze non possono più assomigliare ad alberghi o residence, ma devono essere ripensate come una sorta di “studentato aumentato” in grado di integrarsi nel contesto urbano e di relazionarsi con la comunità locale, fornendo servizi per il tempo libero.

“Al Politecnico puntiamo a rendere le residenze luoghi veramente inclusivi. Ci siamo resi conto che è necessario pensare a una progettazione diversa dalla classica stanza di albergo con bagno, scrivania e letto e più simile a un appartamento, magari con più stanze che condividono una cucina o un ambiente comune. Una modalità che abbiamo parzialmente realizzato nelle strutture più recenti”.

Il passaggio chiave è dunque la conversione delle tradizionali residenze universitarie in luoghi cogestiti da chi li abita: spazi di condivisione e di commistione, che ospitano al loro interno persone con interessi diversi, dai giovani imprenditori agli startupper, dai ricercatori ai ragazzi che vengono a Milano per cogliere opportunità di crescita e di lavoro.

“Questo sarebbe un beneficio per gli studenti, che possono avere come riferimento persone che hanno già terminato il loro percorso universitario. Viceversa, chi lo ha concluso può trovare ragazzi disponibili a lavorare e collaborare su nuovi progetti. Oggi questa soluzione non è possibile nelle residenze gestite dal pubblico, ma potrebbe essere una strada percorribile dai privati”, secondo la Rettrice.

L’università è senz’altro profondamente cambiata negli ultimi anni. È diventata sempre più un’esperienza di vita e non solo di formazione. E se parliamo di accoglienza, è fondamentale che gli studenti si sentano coinvolti, in prima persona, in momenti e in luoghi che vanno ben oltre il vitto, l’alloggio e lo studio.
Le residenze e il tessuto nel quale si collocano devono dunque diventare veri e propri luoghi di relazione e socializzazione.

Ma come è possibile attuare un modello che riunisca la presenza di spazi abitativi, la disponibilità di servizi e la possibilità di ottenere spazi per start-up e piccole aziende fondate da studenti o dottorandi?

“Il mondo dell’architettura e dell’abitare, da tempo tende a non compartimentare le funzioni, prediligendo contaminazioni e complementarità. In tal senso anche le residenze vivono una nuova stagione, configurandosi sempre più come ‘pezzi di città’ portatori di quella mixité funzionale che caratterizza positivamente le parti vive del tessuto urbano”, commenta la Prof.ssa Sciuto.

Ed è evidente come il progetto del campus di Milano Bovisa del Politecnico di Milano, che sorge nell’area della Goccia, vada proprio in questa direzione. “Si tratta di un progetto che vede il contributo prezioso di un nostro Alumno di eccezione, il maestro Renzo Piano. Nella rigenerazione di questa zona, che si estende per 32.000 mq, accanto alle aule e ai laboratori troveranno spazio le residenze per gli studenti e un’area dedicata alle startup, in linea con i più alti standard internazionali. Non ultimo, verrà preservato uno spazio verde di 24 ettari. Il tutto all’insegna di un campus accessibile, aperto alla città e allo scambio di idee e di funzioni”.

Le residenze progettate per il campus di Bovisa fondono dunque il richiamo alla tradizione con la ricerca di nuove formule di distribuzione dello spazio in grado di interpretare il genius loci di una zona storica e dalla memora popolare, anima di questo quartiere. “Citando Renzo Piano, l’essenza del progetto è iscritta nel luogo. L’idea era già lì, nelle tracce della fabbrica sul terreno, nei solchi degli antichi edifici che testimoniano il DNA ereditato da questi spazi storici”, aggiunge la Rettrice. “Il progetto esibisce una tipologia a ballatoio esterno, che riprende, in forma metaforica, l’idea della casa tipica milanese e lombarda, affiancata da giardini pensili, come occasioni di incontro e di socializzazione, e da luoghi aperti e collettivi anche ai piani alti. Il piano terreno è invece eletto a luogo pubblico per eccellenza, accentuando la concezione di spazi, luoghi e funzioni che sempre più dialogano con la città, evitando chiusura e autoreferenzialità”.

Il Campus dell’area Bovisa, dove uno dei due gasometri, oggi abbandonati, sarà interamente dedicato alle attività sportive aperto a tutti i milanesi, costituisce dunque un modello per le future residenze universitarie, che dovranno optare per scelte progettuali con una maggiore apertura verso lo spazio esterno e in grado di integrarsi perfettamente al tessuto urbano in cui nascono.  

Attualmente la residenza del Politecnico più vicina a questo Campus è la residenza Pareto, situata nella zona nord-ovest di Milano, ideale per chi vuole raggiungere comodamente a piedi le aule di via Lambruschini, La Masa e Durando. Questa è una delle sei residenze del Politecnico a Milano, a cui si aggiungono quelle di Lecco e Como. Nel capoluogo lombardo le nostre residenze sono distribuite a rete e integrate nel tessuto urbano. La Casa dello Studente, oggi in fase di ristrutturazione, è la prima residenza. Risale al 1934 e si trova vicino al campus Leonardo, in via Pascoli. La residenza Isaac Newton, invece, è collocata nella zona residenziale del quartiere Gallaratese, in posizione decentrata rispetto alle sedi del Politecnico, ma molto ben collegata dalla linea rossa della metropolitana”.

Vi è poi la residenza Galileo Galilei, realizzata negli anni Cinquanta dall’architetto Luigi Moretti, vicino a piazza San Babila, che è riservata agli studenti che si avvalgono del diritto allo studio ed è condivisa con il Conservatorio e con altre università milanesi. “Tra le strutture più recenti, infine, ricordiamo la residenza Einstein, inaugurata nel 2018 nel quartiere Calvairate, nella zona sud-est della città, e la residenza Marie Curie, di nuova costruzione, in zona Corvetto, di fronte al quartiere Mazzini”.

Appare evidente come la città di Milano, gli enti pubblici e i soggetti privati siano oggi chiamati a pensare a configurazioni innovative che non si adattino solo al ragazzo che sta studiando, ma anche al dottorando o al giovane ricercatore che mette su famiglia, o ancora ai docenti che vengono in visita dall’estero.

La sfida più grande? Non solo attrarre gli studenti fuori sede, ma offrire loro mezzi e servizi in grado di trattenerli e farli sentire integrati e parte attiva della città che hanno scelto per costruire il loro futuro.

Oggi è necessario riflettere sulla capacità del capoluogo lombardo di accogliere e integrare gli studenti, che spesso provengono da altri comuni italiani, non facendoli sentire “ospiti”, ma cittadini che hanno scelto il capoluogo lombardo per formarsi e intraprendere la loro carriera

Il passaggio chiave è la conversione delle tradizionali residenze universitarie in luoghi cogestiti da chi li abita: spazi di condivisione e di commistione, che ospitano al loro interno persone con interessi diversi, dai giovani imprenditori agli startupper, dai ricercatori ai ragazzi che vengono a Milano per cogliere opportunità di crescita e di lavoro

Il mondo dell’architettura e dell’abitare, da tempo tende a non compartimentare le funzioni, prediligendo contaminazioni e complementarità. In tal senso anche le residenze vivono una nuova stagione, configurandosi sempre più come ‘pezzi di città’ portatori di quella mixité funzionale che caratterizza positivamente le parti vive del tessuto urbano