Il Recovery Fund migliorerà le nostre città

I fondi europei sono un’occasione per ripensare le città italiane in ottica smart city facendo leva su tre dimensioni: sostenibilità, digitalizzazione e inclusione sociale.

14/04/2021

Le risorse previste dal Recovery Fund rappresentano una grande occasione per accompagnare le nostre città nella transizione verso le smart city del futuro, attraverso il rinnovamento del patrimonio immobiliare e la riqualificazione degli spazi urbani di tutta Italia.

Lo conferma Silvia Rovere, Presidente di Confindustria Assoimmobiliare, sottolineando che la rilevanza di questi interventi sui centri abitati è tale da dover essere guidata a livello nazionale: “I progetti di rigenerazione urbana devono rientrare nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per due ragioni: rispondere in modo efficace ai tre macro obiettivi del piano Next Generation EU (green, digitalizzazione e inclusione sociale) e avviare un piano di sviluppo sostenibile delle città italiane per renderle più simili alle smart city”.

BAM

BAM – Biblioteca degli Alberi Milano è il frutto della prima collaborazione
pubblico-privata per la gestione e attivazione culturale
di un parco pubblico

Nell’ambito dei grandi progetti di rigenerazione urbana, la collaborazione tra pubblico e privato dovrà avere un ruolo chiave nello stimolare la ripresa economica dopo un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo e nel favorire un clima di fiducia legato ai piani di investimento.
Mostrando le analisi dell’Associazione sugli investimenti immobiliari degli ultimi anni, Silvia Rovere sottolinea che “ciò che emerge è che i progetti di rigenerazione urbana generano un effetto moltiplicatore del PIL di 1 a 3: per ogni euro investito ne generano tre di valore aggiunto”.

La trasformazione dei centri urbani può dunque innescare una serie di effetti positivi per l’intero sistema economico italiano, coinvolgendo molte PMI e contribuendo in modo sostanziale all’aumento del livello occupazionale: “i progetti di sviluppo urbano possono rappresentare un enorme stimolo non solo per il settore edilizio, ma per sostenere la ripartenza di intere filiere industriali Made in Italy, fondamentali per la crescita del PIL: dall’industria dei materiali all’impiantistica, dalla domotica alla ceramica, passando per il legno-arredo e tutto il mondo delle professioni e dei servizi connessi”.

In questo processo di trasformazione delle nostre città, aspetto fondamentale su cui investire è quello della digitalizzazione, sia a livello amministrativo, per rendere i processi più veloci, trasparenti ed efficienti, sia per quanto riguarda la modernizzazione dei servizi pubblici e l’adozione di tool tecnologici che permettano di analizzare i dati e soddisfare i bisogni dei cittadini.

La diffusione della tecnologia è una delle tre direttrici di sviluppo delle smart city, insieme all’inclusione sociale e alla sostenibilità. Quest’ultima, in particolare, è diventata così rilevante da essere messa in evidenza anche dal governo Draghi attraverso la creazione di un ministero dedicato alla Transizione Ecologica.

“Il Real Estate e l’immobiliare sono parte integrante di questo processo. Ce lo ha ricordato la stessa Commissione Europea nell’ambito della sua strategia Renovation Wave, sottolineando che il 36% delle emissioni di CO2 prodotte in Europa sono generate dagli edifici. Un dato che sale a oltre il 70% per quanto riguarda le polveri sottili: è necessario intervenire per migliorare la performance energetica del patrimonio edilizio italiano”.

Campus Bocconi

Il nuovo campus dell’Università Bocconi di Milano
comprensivo di residenze studenti

Sostenibilità e digitalizzazione diventano a loro volta un requisito per riuscire a raggiungere l’obiettivo della terza direttrice di transizione: “un piano di interventi di riqualificazione e ammodernamento del patrimonio immobiliare ci permetterebbe, infatti, di attivare nuovi investimenti in chiave tecnologica, imprimendo così un’accelerazione al programma di digitalizzazione del nostro Paese e di offrire una risposta efficace anche all’obiettivo dell’inclusione sociale. Attraverso la rigenerazione delle aree più degradate delle nostre città si realizzeranno progetti che rispondono a nuovi bisogni, come per esempio la locazione in edifici in classe energetica A a prezzi accessibili e l’incremento di strutture per social e student housing”.

A questo proposito, è evidente come la pandemia stia rafforzando una tendenza già in corso: il ripensamento dei servizi secondo una logica di prossimità, in un contesto nel quale molte città italiane sono ancora caratterizzate da una distinzione delle aree urbane per finalità d’uso. Come sottolinea Silvia Rovere, “il modello di riferimento per il futuro deve essere una città policentrica, fatta di quartieri mixed-use”.

Una strada già tracciata da Milano che, con il passare degli anni, sta diventando sempre più un modello da emulare anche per centri più piccoli: “c’è senz’altro un tema di minore liquidità dei mercati secondari, da compensare con un adeguato differenziale di prezzo. Ma per rendere appetibili destinazioni secondarie, il segreto è proporre delle soluzioni che rappresentino una chiara opportunità perché rispondono a un bisogno reale, come ad esempio la realizzazione di una struttura per studenti in una città a vocazione universitaria”.

Nell’ambito della riqualificazione delle città in chiave smart, Assoimmobiliare ha avanzato al Governo 25 proposte, che comprendono iniziative specifiche come la sospensione dall’obbligo di pagamento dell’imposta sulla proprietà (IMU) sugli immobili oggetto di intervento di rigenerazione o recupero e la creazione di un Fondo di garanzia pubblico per agevolare l’accesso ai finanziamenti per gli investimenti in opere di riqualificazione energetica sugli edifici.

Campus Bocconi

Napoli, ex area industriale

“Tra le proposte che abbiamo presentato ritengo che potremmo aspettarci i risultati più rapidi dagli interventi pensati per favorire gli investimenti sui progetti di rigenerazione urbana, con aiuti economici per il rinnovamento di zone abbandonate e degradate. Dobbiamo concentrarci in uno sforzo comune per attivare tutte le leve necessarie, a cominciare dalle misure di incentivazione fiscale e, nel caso più specifico, per attrarre i capitali degli investitori esteri, intervenendo opportunamente sul profilo della riconoscibilità e della semplicità di utilizzo degli strumenti legislativi e fiscali”.

Rigenerazione urbana e rilancio dell’economia nazionale vanno dunque di pari passo e hanno un obiettivo comune: il benessere delle persone. La pandemia non ha solo cambiato le nostre abitudini, ma ha imposto delle riflessioni e manifestato l’importanza di consolidare alcuni trend emergenti nel settore del real estate e della riqualificazione degli spazi urbani.

Solo agendo oggi, infatti, attraverso interventi sostanziali che valorizzino vettori di sviluppo come la sostenibilità e la digitalizzazione, potremo dire nei prossimi anni di aver colto un’opportunità e un’occasione unica, e saremo in grado di assicurare alle generazioni future una migliore qualità di vita all’interno di contesti urbani pensati davvero a misura d’uomo.

I progetti di rigenerazione urbana devono rientrare nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per due ragioni: rispondere in modo efficace ai tre macro obiettivi del piano Next Generation EU (green, digitalizzazione e inclusione sociale) e avviare un piano di sviluppo sostenibile delle città italiane per renderle più simili alle smart city

In questo processo di trasformazione delle nostre città, aspetto fondamentale su cui investire è quello della digitalizzazione, sia a livello amministrativo, per rendere i processi più veloci, trasparenti ed efficienti, sia per quanto riguarda la modernizzazione dei servizi pubblici e l’adozione di tool tecnologici che permettano di analizzare i dati e soddisfare i bisogni dei cittadini

Sostenibilità e digitalizzazione diventano a loro volta una risposta efficace anche all’obiettivo dell’inclusione sociale. Attraverso la rigenerazione delle aree più degradate delle nostre città si realizzeranno progetti che rispondono a nuovi bisogni, come per esempio la locazione in edifici in classe energetica A a prezzi accessibili e l’incremento di strutture per social e student housing