Pirelli 35 si apre alla città

Pirelli 35, edificio storico del tessuto urbano milanese, viene restituito alla comunità in chiave contemporanea grazie alle idee di Snøhetta e Park Associati.

15/10/2020

È lì da tanto, affacciato sul parco. Quell’edificio rosso è stato uno dei simboli del “Centro Direzionale” della Milano degli anni ‘60, originariamente progettato da Melchiorre Bega: vi ha avuto sede Stipel, poi fusa in SIP e diventata Telecom Italia, che ha occupato l’immobile fino al 2018. Oggi, una competizione internazionale di idee ha caratterizzato il concorso per la riqualificazione di Pirelli 35, che sarà uno dei nuovi tasselli del mosaico Porta Nuova Gioia a Milano.

La scelta di COIMA, resa difficile dalla qualità delle 15 proposte arrivate alla fase finale, ha dato vita a una collaborazione tra due Studi all’avanguardia: il norvegese Snøhetta, autore di alcuni dei progetti più significativi negli ultimi 30 anni e ora per la prima volta in Italia, e l’italiano Park Associati, punto di riferimento milanese per la sperimentazione architettonica.

Gioia Ghezzi, Vicepresidente Assolombarda

Michele Rossi, Park Associati Founding Partner

“Pirelli 35 è stato ridisegnato con l’obiettivo preciso di soddisfare l'ambizione sociale e ambientale del progetto. Ogni elemento o nuova soluzione hanno un rapporto simbiotico funzionale allo scopo. Siamo orgogliosi e grati di poter partecipare a questa originale collaborazione e di avere l'opportunità di contribuire al rinnovamento di Milano. Lo sviluppo della città che abbiamo previsto nel progetto parte dalle persone, con l’obiettivo di porle in nuove situazioni all’interno della città esistente, permettendo loro di vivere gli spazi urbani in un modo nuovo”, è il pensiero di Kjetil Trædal Thorsen, Founding Partner dello Studio Snøhetta.

È proprio la rivisitazione dell’immobile in ottica di massima efficienza, sostenibilità e flessibilità ad essere il mantra che ha guidato i due Studi nella realizzazione di questo progetto. Un concetto racchiuso nelle parole di Manfredi Catella, Fondatore e CEO di COIMA: “Il ripensamento delle nostre città dovrà necessariamente passare nei prossimi anni anche attraverso la riconversione di edifici obsoleti o il riuso di spazi abbandonati, in funzione di una rifunzionalizzazione sostenibile del nostro territorio”.

Un obiettivo realizzabile grazie alla sinergia e alla contaminazione tra le visioni e gli innovativi modus operandi dei due Studi architettonici protagonisti del progetto: “quando si uniscono talenti e intelligenze diverse si crea sicuramente complessità, ma si creano le condizioni per ottenere risultati inaspettati, sorprendenti e coerenti con la nostra visione del Real Estate” continua Catella. I due Studi sono stati selezionati per la loro capacità nel poter garantire estrema attenzione al possibile impatto ambientale generato dalla riqualificazione dell’edificio e, dall’altra, per la volontà di preservare un’area edificata già esistente e al contempo incanalarla perfettamente nel processo di trasformazione urbana di Milano. Una città che continua a confermarsi come uno dei laboratori internazionali più attivi nella sperimentazione architettonica e urbanistica finalizzata all’utilità sociale.

Pirelli 35, tra Via Melchiorre Gioia e Via Bordoni, rinasce sotto un segno preciso, quello dell’apertura dell’edificio verso la città, creando un passaggio fra le zone adiacenti, come una breccia nel muro che prima separava due isolati.

“Quando ci hanno proposto di lavorare con Snøhetta” commenta Michele Rossi, Founding Partner di Park Associati, “è stata per me una grande notizia. Ammiriamo il loro modo di lavorare e il loro approccio all’architettura, ma non mi aspettavo che fosse possibile trovare una sintesi così coerente. Questo progetto proviene da una intensa e interessante serie di workshop fra le due aziende. P35 non rappresenta una sovrapposizione di idee, ma una visione originale che scaturisce dal confronto, dalla discussione e dalla collaborazione”.

“Una relazione che si è consolidata quando abbiamo capito che entrambi gli Studi guardavano all’edificio esistente nello stesso modo”, concorda Thorsen. “Quando abbiamo iniziato a lavorare con Park Associati ci siamo entrambi accorti che alcuni elementi nell’edificio esistente gli davano una forza riconoscibile. Ci siamo ritrovati a discutere su quali fossero le ragioni di questa forza e abbiamo posto l’attenzione sul cortile interno, che poteva diventare la chiave per aprire l’edificio a un pubblico più ampio, come richiesto da COIMA stessa”.

Apertura che, grazie alla riconversione e al redesign attuati, esprime al meglio la connessione tra l’edificio e le persone, la cittadinanza milanese che ha vissuto e continua a vivere questi spazi. “Un edificio che abbiamo concepito come un nodo,” continua Rossi, “un insieme di passaggi e luoghi di collegamento, che dia alle persone la libertà di scegliere il proprio percorso al suo interno e al suo esterno”.

Green Mobility

Ketjil Torsen, Snøhetta Founder

Una potenzialità che dall’interno dell’edificio si estende al suo esterno, valorizzando la particolare collocazione di P35 proprio a cavallo di Via Melchiorre Gioia e che permette di creare nuove connessioni tra spazi esistenti: percorsi urbani assimilabili a corsi d’acqua che si snodano attorno all’edificio, che valorizzano la sua natura priva di un fronte e di un retro ma caratterizzata da due facciate che guardano lungo l’asse est-ovest, unendo tra loro le aree pubbliche di BAM – Biblioteca degli Alberi e Via Bordoni, oggi isolata alle spalle del blocco unico dell’edificio. Un concetto che emerge chiaramente dalle considerazioni di Michele Rossi: “La nostra responsabilità era quella di unire Porta Nuova e Via Pirelli, collegando l’edificio con l’area già sviluppata intorno a Piazza Gae Aulenti. Ma con la scelta di dotare l’edificio di due facciate ugualmente importanti, abbiamo fatto un passo successivo, ponendo le basi per il collegamento di Porta Nuova con la Stazione Centrale. Per questo il nostro edificio si affaccia con la medesima qualità e attenzione sia su Piazza Einaudi sia su Via Bordoni”.

L’impostazione che Snøhetta e Park hanno voluto dare al nuovo edificio si fonda sul mantenimento di ciò che già esiste e che, in qualche modo, collega il passato al futuro: perché come sottolinea ancora Rossi, “l’edificio più sostenibile è quello che già esiste. P35 diventerà un importante esempio per dimostrare come anche un edificio ormai obsoleto, attraverso un processo progettuale di qualità, possa essere trasformato in un’architettura capace di interpretare il futuro e le sue richieste di sostenibilità.” Allo stesso modo, per Thorsen, “il progetto P35 è, in fondo, il risultato della combinazione perfetta di tre cose: un committente come COIMA con una precisa idea, un edificio che promuove la socialità e un progetto ecosostenibile. “Non potevamo trovare un punto di partenza migliore in una città come Milano. Abbiamo guardato alla storia di questa città non per progettare un edificio completamente nuovo ma per reagire al portato di esperienze che il tessuto urbano porta con sé. Milano rappresenta al meglio l’unione tra vecchio e nuovo, una miscela tra un possibile futuro unito a un fantastico passato”.

Il futuro delle città europee non è la costruzione di cose nuove ma l’attribuzione di nuovo valore a ciò che è già esistente”. Queste parole di Kjetil Thorsen sono particolarmente valide per una città come Milano, che possiede un patrimonio di edifici storici ormai in fase di obsolescenza ma dotati di un carattere che permette di reinterpretarlo secondo nuove funzioni e attraverso nuove tecnologie. “A volte devi demolire, ma a volte puoi cogliere l’occasione per ripensare gli edifici dal punto di vista della sostenibilità, come abbiamo fatto per P35. Vogliamo che questo sia un edificio a basso impatto, dotato di un’impronta sostenibile ben precisa”. In questo modo la progettazione urbanistica, e in generale l’intero mondo del Real Estate, può assumere un nuovo ruolo a vantaggio delle città, dell’ambiente e dei cittadini stessi.

Lo sviluppo della città che abbiamo previsto nel progetto parte dalle persone, con l’obiettivo di porle in nuove situazioni all’interno della città esistente, permettendo loro di vivere gli spazi urbani in un modo nuovo

Un importante esempio per dimostrare come anche un edificio ormai obsoleto, attraverso un processo progettuale di qualità, possa essere trasformato in un’architettura capace di interpretare il futuro e le sue richieste di sostenibilità

Il futuro delle città europee non è la costruzione di cose nuove ma l’attribuzione di nuovo valore a ciò che è già esistente. Milano possiede un patrimonio di edifici storici in fase di obsolescenza ma dotati di un carattere che permette di reinterpretarlo secondo nuove funzioni e attraverso nuove tecnologie

Vogliamo che questo sia un edificio a basso impatto, dotato di un’impronta sostenibile ben precisa. In questo modo la progettazione urbanistica, e in generale l’intero mondo del Real Estate, può assumere un nuovo ruolo a vantaggio delle città, dell’ambiente e dei cittadini stessi