Nell’ambito dei rischi ESG, cresce la sensibilità da parte di
tutti gli stakeholder, a partire dagli investitori fino ad arrivare
all’opinione pubblica, nei confronti dei fenomeni e degli impatti
del cambiamento climatico1.
L’Italia, tra i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, sarebbe
quello più esposto ai suoi effetti. Il recente rapporto “Analisi del
Rischio. I cambiamenti climatici in Italia”, pubblicato nel 2020
dalla Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti
Climatici (CMCC) mette in evidenza come l’impatto negativo
colpirebbe tutti i settori dell’economia italiana, e in particolare le
infrastrutture - a causa dell’intensificarsi dei fenomeni di dissesto
idrogeologico -, l’agricoltura e il settore turistico.
Anche le aree urbane, a causa della grande presenza di superfici
ricoperte da cemento e asfalto con poche aree verdi, risulterebbero
tra le più esposte ai rischi climatici. Le città potrebbero subire forti
impatti negativi sulla sicurezza e sulla salute delle persone in
seguito all’incremento di temperatura, alla maggiore frequenza e
durata delle ondate di calore e agli eventi di precipitazioni intense.
COIMA, attraverso l’uso della checklist, identifica i principali rischi,
le possibili mitigazioni e gli ambiti di valorizzazione che possono
essere adottati nella gestione attiva degli immobili.
Con la consultazione degli scenari climatici estremi (per esempio
RCP 8.52), sono identificati in via preliminare i principali rischi
fisici sugli asset. Nel caso di aree geografiche identificate da
rischi significativi, come per esempio zone soggette a inondazioni
o frane, l’investimento è ulteriormente analizzato attraverso il
coinvolgimento di esperti di settore per poter valutare con maggior
approfondimento il rischio e gli impatti.
1 Il quinquennio 2015-2019 è stato il più caldo mai osservato, e attualmente si stima che la temperatura superi di 1,1 gradi quella dell’epoca pre-industriale (1850–1900). Secondo le previsioni, se le emissioni continueranno a questo ritmo, l’aumento della temperatura entro la fine del secolo potrebbe essere tra i 2,6 e i 4,8 gradi.
2 RCP 8.5 – Rappresentative Concentration Pathways
Cambiamento climatico: rischi fisici e di transizione
Rischi fisici
Frane e alluvioni hanno un impatto diretto sugli edifici le infrastrutture di trasporto, energia e comunicazione, causandone il danneggiamento e provocando interruzioni delle operazioni. Tali rischi, in alcune circostanze possono determinare la decisione a non investire.
Anche l’innalzamento dei mari può causare gravi danni alle proprietà con conseguenti costi di manutenzione, riparazione o ricostruzione. L’innalzamento del livello del mare può anche avere ripercussioni di vasta portata inficiando la tenuta di valore degli asset nel lungo periodo.
L’inasprimento delle condizioni climatiche estreme, come per esempio le ondate di calore, possono portare a un aumento dei costi operativi delle attività immobiliari.
Rischi di transizione
La crescente necessità di contenimento delle emissioni e degli effetti negativi che ne conseguono, sta portando alla definizione di normative energetiche sempre più stringenti e, di conseguenza all’adeguamento degli immobili non performanti.
Le soluzioni tecnologiche, i materiali e l’efficientamento della filiera di produzione sono in grande trasformazione e aggiornamento, con particolare attenzione alla circolarità economica del processo costruttivo e di rinnovamento.
In un mercato sempre più attento alla qualità e sostenibilità dei prodotti immobiliari, un portafoglio non performante si espone a un elevato rischio di obsolescenza e quindi di mercato.